Neuroscienze. La memoria: ciò che ci consente di essere noi stessi

“Siamo ciò che siamo in virtù di ciò che abbiamo imparato e di ciò che ricordiamo” così dice Eric Kandel, uno dei più grandi neuroscienziati contemporanei, premio Nobel nel 2000 per la scoperta dei meccanismi alla base della plasticità neuronale strettamente collegati all’apprendimento e cioè al fare esperienza e ai processi di memorizzazione. Della memoria, oggi, si sa abbastanza anche se non ancora a sufficienza. Essa è una funzione fondamentale per la vita psichica e per la vita in generale. Preposta ai processi di apprendimento e, dunque, alla acquisizione della esperienza, consente la formazione della nostra identità. Che cosa saremmo se non ricordassimo il nostro passato, remoto e più vicino, fatto di relazioni umane, di eventi significativi per noi, di atti da noi compiuti, di credenze,ecc.. Nulla assolutamente nulla. Ne abbiamo una conferma da ciò che accade nelle persone affette da Alzheimer, nelle quali la memoria, appunto, si disintegra. La memoria dunque è la nostra identità. E’ per questo che ci allarmiamo per una semplice dimenticanza. L’invecchiamento determina un deterioramento nelle abilità di memoria e, talora, anche dei processi cognitivi a causa della perdita di neuroni e della riduzione del numero di sinapsi. Ma non per tutti, per il semplice fatto che il cervello ha delle strategie di compensazione . Infatti il numero di neuroni posseduto è di gran lunga superiore a quello usato e necessario al funzionamento psichico. Pertanto un buon numero di neuroni funge da riserva e subentra a quelle che degenerano. Inoltre il cervello è plastico, ha la possibilità di rimodellarsi grazie agli stimoli ambientali stabilendo nuove connessioni sinaptiche e creando nuovi circuiti cerebrali. Infine la neuro genesi: una volta si pensava che il numero di neuroni posseduto era quello avuto in dotazone alla nascita. Oggi si sa invece che il cervello continua a rigenerarsi (in alcune zone specifiche)in età adulta sempre sotto l’azione degli stimoli ambientali cioè del fare esperienza. La neuro genesi adulta si verifica alcune zone: ventricoli e ippocampo. Allora se l’ippocampo ha un ruolo determinante nella stabilizzazione della memoria a lungo termine e se è ancge la sede della neurogenesi significa che devo mettere sempre nuova carne a cuocere, devo sempre apprendere se per far nascere nuovi neuroni e mantenere il mio cervello in ottime condizioni ovvero per “invecchiare con successo”, cosa che dovrebbe essere l’obiettivo di ciascuno di noi. Ma bisogna pensarci fin da giovani!

Neuroscienze e psicoterapia: la psicoterapia più efficace dei farmaci!

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Il grande impulso dato alla ricerca nell’ambito delle neuroscienze ha sollecitato anche la ricerca in psichiatria biologica per identificare i meccanismi di ordine neurobiologico o genetico alla base dei disturbi psichici. Ma nessuno studio neurobiologico dà una spiegazione esaustiva dei vissuti soggettivi psicopatologici che sono fenomeni complessi. Tra l’altro una eccessiva enfatizzazione della ricerca neurobiologica rischia di far perdere o di mettere in secondo piano il grande patrimonio di conoscenze cliniche sviluppato dalla psicoanalisi soprattutto negli ultimi decenni (ma anche dagli orientamenti integrati, cognitivisti, sistemici, ecc…) e che possono, tra l’altro, offrire temi e spunti di ricerca sia alle neuroscienze che alla psichiatria biologica. Sarebbe invece opportuno arrivare ad una aconflittuale sinergia tra ricerca psicoanalitica e neurobiologica, sempre tenendo presente, però, che ciascuno dei due approcci, pur applicandosi al medesimo oggetto di studio, ha finalità e metodi diversi. La neurobiologia si applica allo studio dei correlati neurali dei fenomeni psichici, la psicoanalisi allo studio della mente cioè allo studio dei vissuti soggettivi della persona. Inoltre la ricerca neurobiologica è strettamente legata, nella pratica clinica, all’uso degli psicofarmaci, i quali in alcune situazioni sono assolutamente indispensabili. Ma mai come in questo momento gli psicofarmaci sono fortemente messi in discussione (si veda il testo interessantissimo Indagine su una epidemia, diRobert Witaker ) mentre emergono sempre più evidenze dell’efficacia delle cure psicologiche e anche della loro maggiore capacità di prevenire le ricadute. La psicoterapia come dice il neuroscienziato Eric Kandel è una “chimica in parole” capace di riorganizzare la chimica cerebrale! Tutto ciò che noi sperimentiamo o apprendiamo (e la psicoterapia è una esperienza e, dunque, un apprendimento) riorganizza, grazie alla plasticità cerebrale,le nostre sinapsi e perciò, anche, la nostra mente.

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