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Albero genealogico psicoanalitico
di Maria Felice Pacitto
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Presentazione della produzione bibliografica della Dott.ssa Maria Felice Pacitto

Neuroetica

Convegni cassinati. Scuola di Alta Formazione in Neuroetica e Filosofia delle Neuroscienze
Copertina
a cura di Maria Felice Pacitto
Introduzione di Andrea Lavazza
Ed. Aracne Editrice

L'uomo che provò a capire mente e cervello

Freud fra biologia, ermeneutica e neuroscienze
Copertina
di Maria Felice Pacitto - Ed. Guida editori

Dal Sentire all'essere

Dal Sentire all'essere
di Maria Felice Pacitto - Ed. Magi

Ingiustizia

Ingiustizia
di Maria Felice Pacitto - Ed. Alpes

Buoni si nasce, soggetti etici si diventa.

La costruzione della mente etica tra neuroscienze, filosofia, psicologia.

di Maria Felice Pacitto - Ed. Pendragon

L’affaire Althusser

L'affaire Althusser
di Maria Felice Pacitto - Ed. Aracne

 

PSICOANALISI LA TEORIA DELLA RELAZIONE OGGETTUALE

L'opera freudiana fu davvero pionieristica e gli sviluppi più fecondi ed interessanti sono stati costruiti proprio partendo sulle fondamenta da lui gettate. Gli sviluppi successivi della psicoanalisi si orientarono verso:

a) la nascita, in America, della teoria dei "modelli di cultura" (Adler, Horney, Fromm) e della teoria interpersonale della psichiatria (Sullivan);

b) l'elaborazione, in Gran Bretagna, di un orientamento teorico che volle risalire, nella sua indagine, oltre la situazione edipica per indagare la relazione madre-bambino delle prime fasi di vita, allontanandosi dalla originaria impostazione freudiana biologistiso-istintiva e sottolineando, invece, l'importanza dei fattori sociali e della relazione oggettuale. Tale orientamento tese, inoltre, a sostituire la metapsicologia freudiana degli istinti, il dualismo tra le istanze pulsionali (Es) e quelle egoiche (Io, Super-Io), con una concezione della psiche considerata come struttura unitaria. Fu, comunque, Ferenczi a riconoscere per primo l'importanza del rapporto primario madre-bambino, su cui fondò la "tecnica analitica del maternage". Egli Aprì la strada ai lavori di Melania Klein, Fairbain, Balint, Winnicott.

W. D.Fairbain (1889-1964), in particolare, riconobbe la priorità, rispetto agli istinti, dei rapporti oggettuali come fattori determinanti nello sviluppo della personalità, riconoscimento cui Freud non approdò mai. Scopo della libido è l'oggetto non il piacere. Alla base della teoria di Fairbain è il concetto di un Io originario ed unitario che, durante lo sviluppo, subisce un processo di scissione. Le strutture, secondo Fairbain, non traggono energia da una qualche fonte separata. Freud aveva operato, sotto l'influsso della fisica atomistica helmotziana, una separazione tra energia e struttura attraverso la distinzione tra un Es, come fonte delle energie istintive, ed un Io, come struttura organizzata di controllo. Fairbain, al contrario, propone una teoria della "struttura dinamica", in cui energia e struttura non vengono trattate come elementi separati ma, piuttosto, come elementi, solo logicamente distinguibili, di un tutto che è un processo organizzato ed attivo. Fu l'osservazione della personalità schizoide che condusse Fairbain ad allontanarsi dalla teoria fisio-biologica di Freud e ad elaborare una teoria personale e strutturale della personalità che è volta all'ottenimento di buone relazioni oggettuali. Il problema fondamentale della personalità schizoide consiste nella difficoltà ad instaurare relazioni oggettuali libidiche con il mondo esterno, a causa del terrificante pericolo che comportano l'amore e la ricerca di amore. La scissione schizoide è, infatti, dovuta all' intenso bisogno di oggetti che il bambino ha. Quando i bisogni di amore del bambino non vengono soddisfatti, essi diventano così intensi da essere percepiti come pericolosi; il bambino si ritira per timore che il suo amore possa essere distruttivo. Le sue relazioni oggettuali libidiche rimangono confinate al mondo interno e a contatto con gli oggetti interiorizzati. L'Io, originariamente intero ed unitario, si scinde, pertanto, in Io libidico, Io antilibidico ed Io centrale. L'integrità della psiche, l'unità originaria dell'Io viene, dunque, scissa dalle prime esperienze conflittuali con gli oggetti. L' "Io centrale" , che rimuove l' "Io libidico" e l' "Io antilibidico", ha lo scopo di mantenere il bambino in contatto con il mondo, è educabile e sviluppa una coscienza più matura in relazione alla realtà esterna. La causa dei disturbi psicopatologici è l'incapacità della madre di far arrivare al bambino il messaggio che ella lo ama per quello che è. La relazione autentica, che la madre ha nei confronti del bambino, si esprime attraverso il tatto, il respiro, la tensione della pelle. Il rapporto madre-bimbo si snoda su un piano di reciprocità personale. Secondo Fairbain, nessun individuo può aver goduto di una perfetta relazione oggettuale nel periodo della dipendenza infantile; pertanto, nessuno diventa mai completamente libero dallo stato di dipendenza, da una certa fissazione orale e dalla necessità di incorporare i suoi oggetti primari. Sicché in ciascuno è presente una tendenza schizoide o depressiva. Le concezioni di Fairbain si traducono in un diverso modo di avvicinarsi al disagio mentale. Secondo Fairbain, ciò che il paziente cerca, fondamentalmente, è "la redenzione dal suo passato, dai legami coi suoi oggetti interni cattivi" . Perché la terapia sia efficace è determinante non tanto la tecnica quanto piuttosto la qualità della relazione paziente-analista: "In termini della teoria delle relazioni oggettuali, le menomazioni di cui soffre il paziente rappresentano l'effetto di relazioni oggettuali insoddisfacenti sperimentate nei primi periodi di vita e perpetuate in forma esacerbata nella realtà; e, se questa opinione è giusta, il rapporto effettivo esistente tra il paziente e l'analista come persone deve essere considerato in sé stesso un fattore di primaria importanza"

D. Winnicott (1896-1971) Dobbiamo a lui alcuni sviluppi fondamentali della psicoanalisi freudiana e concetti diventati ormai familiari come quelli di "madre sufficientemente buona", di "holding", di "falso Sé", di "oggetto transizionale". Egli può essere considerato lo psicoanalista che sapeva conciliare gli opposti (non è a caso che nutriva molta simpatia per Jung). Sapeva, infatti, mettere insieme lo spirito osservativo del clinico, attento ai fenomeni osservati, ed il suo vissuto interno, il concetto di solitudine dell'essere umano e l'espressione del " vero Sé autentico" , il suo spirito innovativo e, talora, fuori le righe, e la sua fedeltà alle teorie freudiane. Le teorie di Winnicott partono da una riconsiderazione del rapporto madre-bambino, Quando la madre non si limita a soddisfare e a sostenere le esigenze del bambino e non sa andare incontro al gesto del bambino e lo sostituisce, invece, con il suo,il bambino si ritira in sé stesso sviluppando un "falso Sé" di relazione con il mondo. Il "vero Sé" è invece rivolto all'interno, comunica in modo silenzioso con gli oggetti interni e si sente reale. Afferma Winnicott: "Una parte essenziale della mia teoria è che il 'vero Sé' non diventa una realtà vivente se non come conseguenza del ripetuto successo della madre nell'andare incontro al gesto spontaneo o all'allucinazione sensoriale dell'infante". Winnicott al contrario di Fairbain non rinuncia all'idea di un narcisismo primario. In questo senso egli rimane fedele all'ipotesi freudiana secondo la quale le pulsioni all'inizio non hanno oggetto. Per Winnicott esiste, all'inizio, uno stato non comunicativo, una incapacità da parte del bambino di mettersi in relazione con gli oggetti; non solo, ma lo stato originario della psiche è concepito come stato di non integrazione, concezione che l'attuale ricerca sviluppata dall'Infant Research ha disconfermato pienamente. La psicosi origina nelle prime fasi dello sviluppo infantile, quando il bambino non può contare sulle cure di una madre "sufficientemente buona" che si adatti alle sue necessità. Un maternage sufficientemente buono consente al bambino di costruirsi un Io e una personalità unitaria. In mancanza di tale maternage il bambino non può progredire oltre lo stadio originario di non integrazione. Il terapeuta dinanzi alla psicosi deve modificare la tecnica dell'analisi classica: egli deve permettere al paziente di regredire (regressione terapeutica) fino al momento in cui si è verificata la discontinuità dello sviluppo, il crollo. L'analista, su cui vengono proiettate le esigenze del paziente, deve ricoprire un ruolo materno adattativo e soddisfare quel bisogno di cure che possa innescare un nuovo sviluppo della personalità. A proposito dei soggetti psicotici Winnicott afferma: "La struttura di personalità non è qui basata su solide fondamenta; nei confronti di questo gruppo di pazienti va sicuramente preferito l'aspetto della cura e dell'assistenza (management), e a volte con questi pazienti è necessario sospendere per lunghi periodi il lavoro analitico consueto". Solo dopo che tale lavoro di cura e assistenza è terminato ed il paziente possiede un "Io integro" capace di "sperimentare gli impulsi dell'Es" è possibile procedere con l'analisi classica. Compito del terapeuta è far si che il "Vero Sé", nascosto dietro l'adattamento alle esigenze ed aspettative del mondo esterno, possa emergere e svilupparsi autenticamente. Winnicott aveva una concezione fondamentalmente positiva della natura umana che si esprime nella sua affermazione: "Condizione necessaria per poter compiere il lavoro analitico è che l'analista creda fermamente nella natura umana e nel processo evolutivo, ciò che viene immediatamente avvertito dal paziente".

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Quando un oggetto in ceramica si rompe, lo si ripara con l'oro perche si e convinti che un "vaso rotto" possa diventare ancora piu bello di quanto non lo fosse prima.
Una bella metafora della psicoterapia!

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